La scoperta della vitamina D risale al 1919 quando venne evidenziato, da Huldschinsky, che bambini affetti da rachitismo guarivano se esposti alla luce ultravioletta.

Da allora l’uso di supplementi di vitamina D per prevenire e trattare una vasta gamma di malattie è notevolmente aumentato, in particol modo negli ultimi dieci anni. La vitamina D è infatti particolmente importante per l’assorbimento del calcio e la formazione delle ossa, ma prove epidemiologiche hanno anche trovato collegamenti tra carenza di vitamina D a malattie autoimmuni, cancro, malattie cardiovascolari, depressione, demenza, le malattie infettive, il declino muscolo-scheletrico, e altro ancora.

La vitamina D è una vitamina liposolubile e può essere acquisita sia con l’ingestione che con l’esposizione alla luce solare.

La vitamina D si trova in alimenti come le sardine, l’olio di fegato di merluzzo, e nei pesci ricchi di grassi come il salmone e le aringhe, nel tuorlo d’uovo e nei latticini. Una volta ingerita viene assorbita con i grassi attraverso le pareti intestinali con l’aiuto della bile.

La vitamina D, derivata dal deidrocolesterolo tramite radiazioni solari, formandosi nella pelle, viene assorbita dal sistema circolatorio. La pigmentazione è un fattore dell’assorbimento dei raggi ultravioletti. Quanto più pigmento c’è nella pelle, tanto meno vitamina D è necessaria nell’alimentazione. Le creme solari con un fattore protettivo superiore a otto impediscono la sintesi della vitamina.

Se la sua assunzione tramite una corretta alimentazione (controllando sempre che i grassi introdotti durante la giornata non diventino troppo elevati) o tramite l’esposizione ai raggi solari (specialmente nei periodi estivi) è importante è altresì importante avere cura del dosaggio in caso di assunzione con integratori in dosi eccessive: la vitamina D è infatti la più tossica in assoluto.

Quantità eccessive possono infatti determinare alti livelli di calcio e di fosforo nel sangue e una notevole escrezione di calcio nelle urine, e ciò provoca la calcificazione dei tessuti soffici, delle pareti dei vasi sanguigni e dei tubuli renali: tali disturbi si riassumono nella ipercalcemia che  si manifesta con frequente urinazione, perdita dell’appetito, nausea, vomito, diarrea, stitichezza, debolezza muscolare, vertigini, stanchezza e calcificazione dei tessuti soffici del cuore, dei vasi sanguigni e dei polmoni e nei casi più gravi confusione, ipertensione, insufficienza renale e coma.

La vitamina D aiuta a prevenire e curare il rachitismo, una malattia che si manifesta per insufficienza di calcio, di fosforo o di vitamina D. Essa contribuisce anche a curare l’osteomalacia negli adulti. I risultati delle ricerche suggeriscono che la fotosintesi della vitamina D aumenta la resistenza alla tubercolosi e protegge dal tumore colorettale e mammario. La vitamina D presente negli alimenti ha ritardato lo sviluppo di tumori in alcune ricerche eseguite in vitro, e questo potrebbe essere applicato al trattamento del retinoblastoma e altri tumori. La vitamina D è considerata un immunomodulante che rallenta o ferma i batteri che causano le malattie

La vitamina D in forma attiva ed i raggi solari sono efficaci nella cura della psoriasi.

La vitamina D ha un ruolo importante infine durante la dentizione; essa è necessaria per un buon sviluppo, crescita e rafforzamento della dentatura e serve anche a prevenire le carie dei denti e la piorrea, un’infiammazione degli alveoli dentali. La vitamina D protegge le persone in menopausa dall’osteoporosi causata dal cortisone mantenendo le ossa sane e forti e prevenendo le fatture negli anziani.