Le fibre sono i nutrienti che non sono digeriti dall’uomo, ma contrariamente ai luoghi comuni non servono solo al dimagrimento, perché non digeribili non significa non utili.

Ne esistono di due tipi: quelle insolubili contenute nelle crusche, nella frutta e verdura ed in molti cerali (emicellulosa, cellulosa, lignina, amido resistente) che assorbono acqua e si comportano prevalentemente come agenti di rigonfiamento, e quelle solubili contenute nell’orzo e avena, nella frutta, in alcuni funghi ed alcune alghe (fos, gos, inulina, gomme, pectine, psyllium, beta glucani) che vengono degradate dalla microflora residente nella porzione ceco-colon.

Quali sono i benefici delle fibre?

Le fibre insolubili si comportano prevalentemente come agenti di rigonfiamento dando luogo all’“effetto zavorra” (aumento delle feci e della velocità di transito intestinale, diminuzione dell’assorbimento di globuli di grasso/sali biliari intrappolati nel reticolo fibroso e di sostanze cancerogene).

Le fibre solubili invece resistendo all’azione degli enzimi degradativi nel piccolo intestino forniscono un azione “dimagrante” formando  soluzioni viscose nel tratto gastrointestinale che rallentano lo svuotamento gastrico dando senso di sazietà e diminuiscono l’assorbimento di sostanze come sali biliari, glucosio, nutrienti e piccole molecole, ma non solo.

Forniscono infatti anche tre principali benefici fisiologici: diminuiscono i livelli di colesterolo e di LDL, aumentano i batteri utili come bifidobatteri e batteri lattici (effetto prebiotico) a scapito di quelli patogeni ed infine favoriscono la produzione di acidi grassi a corta catena (SCFA) come acido acetico, propionico, butirrico, valerianico, isovalerianico, capronico, caprilico e altri (che modulando la glicemia postprandiale, svolgono un effetto protettivo nei confronti dell’insorgenza del cancro al colon nell’uomo e riducono il pH intestinale favorendo lo sviluppo della microflora fermentativa a scapito di quella putrefattivi).