Secondo i dati forniti dall’Oms, globalmente nel 2008 1,5 miliardi di adulti (età maggiore di 20 anni) erano in sovrappeso. Di questi, 200 milioni di uomini e circa 300 milioni di donne erano obesi. L’aumento dell’obesità infantile è un dato ancora più allarmante, soprattutto se pensiamo che l’obesità contratta durante l’infanzia è molto probabile che persista anche in età adulta.

Valutazione del bambino obeso:
L’obesità è una patologia poligenica multifattoriale, ma con determinanti condizionamenti ambientali (l’ambiente in cui il bambino vive, infatti, condiziona in modo determinante l’evoluzione dell’obesità). Queste premesse vanno tenute in considerazione, quando si effettua una valutazione del bambino obeso.

Di seguito sono riportati i 5 passi necessari ad una valutazione completa del bambino obeso.

  • Calcolo del sovrappeso e dell’obesità in età evolutiva

Sovrappeso ed obesità possono essere determinati attraverso:

  • il BMI o Body Mass Index o Indice di Massa Corporea (kg/m2), un indice semplice ed affidabile di adiposità che consente di stabilire se il peso corporeo rientra nei limiti di normalità.
  • La plicometria, un metodo di rilevazione del grasso in eccesso con uno strumento denominato “plicometro di Holtain”: attraverso elaborazioni matematiche delle misure rilevate si ottiene il calcolo della percentuale di adiposità.
    Quando la percentuale di grasso corporeo supera il 25% nel maschio ed il 30% nella femmina, il soggetto viene considerato obeso

2) Anamnesi personale e familiare

La valutazione deve poi comprendere un’accurata anamnesi personale e familiare, utile alla valutazione della presenza di obesità nel nucleo familiare. In base agli studi effettuati da Garn e Clarke infatti, i figli di 2 genitori obesi hanno l’80% di probabilità di diventare obesi, in confronto al rischio <10% di un bambino figlio di due genitori magri e ad un rischio medio in caso di un solo genitore obeso.

3)  Esame obiettivo e valutazione nutrizionale

L’esame obiettivo, oltre alla rilevazione di peso e statura, fondamentali per formulare la diagnosi di obesità, deve prendere in esame la valutazione dello stadio puberale e della presenza di altre problematiche (osteoarticolari, respiratorie, dermatologiche).

Per una valutazione più approfondita e specifica del tipo e della gravità dell’obesità possono, inoltre, essere rilevati il rapporto vita/fianchi (WHR), lo spessore delle pieghe cutanee adipose (pliche) e la distribuzione del grasso.

Queste misurazioni hanno un importante significato anche nel monitoraggio del trattamento.

4) Valutazione del rischio cardiovascolare

La pressione arteriosa e l’assetto lipidico vanno sempre determinati nei bambini e negli adolescenti obesi, in particolare se è presente storia familiare di patologia cardiovascolare.

5) Valutazione del rischio di insulino-resistenza e diabete

Glicemia ed insulinemia a digiuno devono essere determinate in tutti i bambini obesi. In quelli con storia di diabete tipo 2 o background etnico deve essere eseguito il carico orale di glucosio per una più attenta valutazione della tolleranza glucidica e della resistenza insulinica.

Strategie per il trattamento dell’obesità infantile

  • Intervento nutrizionale

La dietoterapia è soltanto uno dei componenti terapeutici dell’obesità anche in età evolutiva. L’intervento nutrizionale deve essere effettuato nei soggetti con:

  • Sovrappeso in presenza di complicanze o fattori di rischio
  • Obesità con o senza complicanze

E’ prioritario intraprendere un programma dietoterapico solo quando i bambini e la famiglia appaiono intenzionati a fare i necessari cambiamenti nello stile di vita. L’approccio iniziato precocemente (tra i 2-3 anni di vita) sembra dare risultati più duraturi.

La strategia terapeutica prevede:

  1. A) in presenza di un singolo errore alimentare individuato: la correzione dello stesso senza necessariamente modificare l’intero schema alimentare;
  2. B) in presenza di un eccessivo introito calorico: l’adozione di uno schema alimentare normocalorico bilanciato per l’età, con riduzione graduale dei cibi ad alta densità calorica e alto contenuto di grassi.
  3. C) in presenza di uno stile di vita caratterizzato da sedentarietà: lo sviluppo di un’idonea attività motoria in grado di riequilibrare il bilancio energetico;
  4. D) in presenza di complicanza clinica accertata, in genere associata a obesità di grado medio-elevato: l’adozione di uno schema dietetico moderatamente ipocalorico e bilanciato, somministrato in linea con delle raccomandazioni dietetiche.
  5. E) in ogni caso risulta molto utile l’uso da parte del bambino di un diario alimentare, sul quale trascrivere quotidianamente ai vari pasti gli alimenti e le bevande assunti (sia per l’autoverifica, sia come valido strumento di discussione con il team curante).
  6. F) in tutti i casi l’utilizzo delle fibre è fondamentale: un pasto ricco di fibre, essendo digerito più lentamente, dà un maggior senso di sazietà ed è meno calorico e meno grasso.

2) Intervento psicologico cognitivo-comportamentale

L’approccio basato esclusivamente sull’intervento nutrizionale, non è, però, sufficiente a lungo termine.  Accanto, quindi, alle indicazioni nutrizionali è necessario un percorso che porti a modificazioni graduali delle abitudini alimentari scorrette e dello stile di vita. Ad esempio: poiché gli studi dimostrano che vi è uno stretto rapporto tra il tempo che un bambino trascorre davanti alla TV e l’aumento del suo peso corporeo, uno degli obiettivi sarà quello di modificare gradualmente questo comportamento, portando il bambino a muoversi di più, in modo che associ il movimento a qualcosa di piacevole, per far sì che quest’ultimo sia ripetuto e divenga una nuova abitudine. Perché questo accada, risulta molto importante il coinvolgimento dei familiari, in quanto non è possibile pensare che un bambino cambi il suo stile di vita quando intorno a lui tutto rimane inalterato. I bambini, infatti, possiedono un meccanismo di regolazione della fame e della sazietà ben equilibrato e hanno preferenze sui cibi, ma non possiedono esperienze sufficienti a permettere loro di fare le scelte giuste. Inoltre la società attuale non aiuta tali scelte: basti pensare che in Italia il 20% degli spot pubblicitari si rivolge direttamente ai bambini ed uno su quattro di questi spot riguarda generi alimentari che per il 70% sono sbilanciati nella loro composizione! I comportamenti corretti nascono e si sviluppano dalla relazione che i piccoli hanno con il mondo esterno ed, in particolare, con le figure educative più vicine a loro: i genitori. È importante, quindi, che i familiari non solo conoscano regole, modelli comportamentali e motivazioni efficaci,  ma che le sappiano trasferire ai piccoli. Alcuni studi hanno, inoltre, osservato come vi  sia correlazione tra il sovrappeso e le modalità di rapporto tra madre e figlio, che si creano già nei primi mesi di vita: imporre pasti eccessivi, preoccuparsi troppo della mancanza di appetito o rispondere con il cibo ad altri bisogni, può portare il piccolo a vivere il cibo in modo errato e ad acquisire comportamenti non salutari. E’, quindi, possibile creare un ambiente familiare in cui il bambino apprenda naturalmente a gestire la propria emotività e impari a mangiare con semplicità ciò che è buono e piacevole, ascoltando i propri bisogni fisici (fame) e psicologici (piacere). I risultati saranno cambiamenti permanenti ed il calo del peso diverrà una naturale conseguenza dei comportamenti attuati.

L’approccio psicologico di tipo cognitivo-comportamentale ha proprio come scopo il supporto al cambiamento di abitudini e stili di vita errati, radicati nel tempo all’interno del gruppo familiare e presenti anche nel bambino.  Il coinvolgimento nel processo terapeutico può essere rivolto, in alcuni casi, anche solo ai genitori, evitando così situazioni, che  possono divenire stressanti ed inutili per il bambino ancora piccolo.

3) Incentivazione dell’attività fisica

Le ricerche evidenziano come uno stile di vita sedentario nell’infanzia favorisca non solo il sovrappeso, ma anche lo sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete ed obesità in età adulta.

Una moderata attività fisica, come camminare o andare in bicicletta, offre sostanziali benefici per la salute. I bambini sopra i 2 anni dovrebbero impegnarsi in moderata-intensa attività fisica per almeno 30 minuti, tutti i giorni o più giorni alla settimana. L’esercizio favorisce la perdita di tessuto grasso, potenzia i risultati della dieta a breve termine ed aiuta a mantenere i risultati nel tempo.

Il miglior intervento terapeutico è un intervento combinato, che preveda l’educazione nutrizionale e l’incentivazione all’attività fisica, esercizi programmati e modificazioni del comportamento, includendo tutta la famiglia.